Il potente messaggio della montagna
Gli amici Alpini di Mandello mi hanno fatto dono dell’abbonamento mensile a ‘l’Alpino’. Leggo sempre con interesse l’editoriale di Bruno Fasani. In ‘Il potente messaggio della montagna’ ho colto un richiamo saggio di vita.
Don Bruno nell’articolo, dopo aver ricordato la bellezza dei luoghi dell’infanzia tra prati, boschi, montagne, segnati anche dalla fatica quotidiana, riferisce in sintesi il contenuto del premiato romanzo di Paolo Cognetti ‘Le otto montagne’.
Qui si narra la vicenda di un giovane cresciuto dai genitori con il culto per le cime più belle, poi, come un novello Pinocchio, se ne va lontano dalla famiglia, in cerca dei balocchi. E’ altrove il mondo che conta, quello che sembra sconfinato e dalle mille risorse. Non importa se è un mondo che ti chiude nella stanza senza più guardare fuori dalla finestra, mentre lo scenario si comprime su una tastiera. Poi, all’improvvisa morte del padre, il giovane ritorna alle montagne conosciute da ragazzo. Qui riscopre la bellezza, la verità delle ‘cose’ vissute: gli amici, le persone, i luoghi.
È la fotografia della vita. Per far crescere relazioni vere, umane, bisogna esserci, stare insieme, passare tempo dentro una baita, parlarci, guardarci in faccia, litigare…
Scrive un amico, Ivan Maffeis: «Ci riesce facile sentirci sempre altrove, indaffarati in altre cose, che poi, in momenti di verità, si rivelano per quello che sono, una sorta di distrazione personale e collettiva. La cultura digitale ha modificato in maniera significativa le nostre abitudini. Ci si connette entro cinque minuti dalla sveglia. Durante la giornata controlliamo il cellulare di media ogni sei minuti. Una persona su due non lo stacca mai, neppure quando è in palestra o in chiesa. Sempre e comunque raggiungibili, siamo pure esposti alla possibilità di venire costantemente interrotti in quello che facciamo, di poter essere allontanati dagli altri per entrare in altre conversazioni».
Il messaggio: lassù tra ‘le montagne’si sta bene perché si sta insieme. Lassù tacciono i rumori delle macchine e parlano quelli dei passi che avanzano. Lassù tacciono gli strumenti digitali per lasciare il posto alla parola, quella dei suoni, degli sguardi e dei silenzi…