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Un pugno alla logica ed al buon senso

perplesso

Dopo la recente sentenza di un magistrato italiano che ha permesso al partner di una persona omosessuale di essere iscritto all’anagrafe come “secondo padre” di una coppia di bambini nati con maternità surrogata, viene da domandarsi dove sono andati a finire non solo il buon senso ma anche la logica delle cose. Innovazioni che non nascono dalle esigenze e dal sentire della gente, ma dalle élite e dai circoli di pensiero e di potere, anche economico, che dominano e che emergono soprattutto nella comunicazione. Eppure c’é la Legge 40 (approvata dal Parlamento e confermata dal clamoroso fallimento di un referendum popolare abrogativo) che non consente certe libertà, ma viene stravolta a colpi di sentenze che tra l’altro hanno consentito la fecondazione eterologa, aprendo la strada a una nuova genitorialità. E’ stata appunto una Corte d’appello a stabilire che due uomini possono assoldare una donna per partorire un bambino (due, nel caso specifico) e farselo consegnare, ignorando sostanzialmente la relazione più evidente fin dall’alba dell’umanità: il legame naturale e logico con chi ci ha dati alla luce. In questo modo si fa passare l’idea che non si é genitori perché si é generato un bambino, ma perché lo si é desiderato e commissionato con apposito contratto. “Si legittima l’acquisto di gameti e la vendita del neonato previa regolamentazione di concepimento, gravidanza e parto, e in forza del contratto i due acquirenti sono chiamati entrambi papà” (A.M.) Uno dei due ovviamente non é un altro padre, ma il cointestatario del contratto. Era necessario che venisse nominato padre? Nessuno chiede di sottrarre i bambini al padre biologico, ma non é una stortura tutto ciò, oltre che una violazione delle leggi vigenti? Né l’utero in affitto né l’adozione omosessuale sono contemplati nell’ordinamento italiano. Eppure con un colpo solo, la Corte d’appello di Trento, ha ignorato due limiti di legge. La sentenza rappresenta una pericolosa fuga in avanti anche rispetto a quella già sconcertante pronunciata in Corte di Cassazione lo scorso anno a proposito di una figlia programmata in Spagna da due donne con fecondazione eterologa e deliberata “rimozione” del padre. Per contrastare questa deriva antropologica non c’é bisogno della fede, basta il buon senso e un po’ di logica !

don Ambrogio Balatti

L'autore