Pillole di saggezza
La paghetta
Uno dei principali quotidiani inglesi, il Guardian, ha deciso di stilare l’ennesimo decalogo per insegnare ai bambini come gestire la paghetta, ma leggendolo è chiaro che in realtà il bersaglio sono i grandi. (Da ‘il Settimanale della Diocesi’)
Il primo punto sembra ispirato da un film neorealista: i bambini vi guardano, anche quando spendete. E allora attenzione a cosa si compra: è opportuno commentare ad alta voce il perché di una scelta piuttosto di un’altra, così i pargoli imparano che non si compra tutto indiscriminatamente, ma solo quel che ci si può permettere. Resta da capire quanto questo concetto sia chiaro agli adulti…
Il secondo punto suggerisce di dare ai bimbi una paghetta regolare, piuttosto che dispensare somme a caso. In questo modo si permette loro di iniziare a imparare presto ad avere e gestire un budget. La teoria fa acqua nel momento in cui o gli si comincia a detrarre quanto dovuto per il mantenimento in casa, oppure saranno sempre convinti che quel che si riceve è al netto del vivere e si può spendere a piacimento. E qui interviene il terzo punto: legate l’elargizione del denaro in contro di piccoli lavoretti solo se siete pronti ad accettare che poi i vostri figli, capito il meccanismo, chiedano denaro per qualunque azione o favore. Facendo due conti potrebbe essere più vantaggioso stipendiare una colf che incentivare i pargoli a rifarsi il letto e mettere in ordine a suon di 5 euro. Al quarto posto si piazza una constatazione lapalissiana (‘accettate che il risparmio possa essere difficile per i bambini’) corredata da una spiegazione che si presta a divenire l’alibi perfetto per tutti gli adulti dalle mani bucate: avendo un concetto meno sviluppato del futuro, vivono molto di più nel momento. Stesso discorso autogiustificativo che si ritrova al quinto posto: una ricerca dagli Stati Uniti dimostra che i bambini più bravi in matematica sono anche quelli che hanno un rapporto migliore con i soldi. Si prevedono centinaia di scuse incentrate su un unico mantra: ‘lo sai che andavo meglio in italiano!’ E qui si arriva al sesto e settimo passaggio: spiegare ai bambini da dove arrivano i soldi e ricordare che, come si invecchia, si guadagna ciò che si è riusciti a salvare e quanto avete salvato. Il timore è che, in questo caso, il concetto di ‘i soldi sono dove li metti ad accumularsi’ potrebbe entrare in conflitto con le rimostranze del nonno, che non riesce a pensionarsi pur avendo pensato per anni che lo Stato mettesse le trattenute della busta paga in un cassetto col suo nome fino alla riscossione. Ottavo consiglio: la ricerca insegna che spendere soldi per vivere esperienze porta più felicità che spendere sulle cose. Su questa scorta l’idea è di spiegare che piuttosto che acquistare un nuovo televisore, per la famiglia sarebbe più divertente un viaggio memorabile o un week-end tutti insieme. Il nono punto è tipicamente anglosassone: tassare la paghetta di una percentuale (fino al 15%) il cui ricavato finisce in un fondo che la famiglia può votare come spendere, così da insegnare subito come funzionano le imposte e la democrazia. Ora, l’unica volta in cui un ministro italiano si azzardò a dire che le tasse sono una cosa bellissima perché finanziano le scuole, la sanità e il vivere civile fu sommerso dai fischi, quindi ogni altro commento in merito risulta superfluo. Infine, last but not least, ecco il decimo consiglio: man mano che i figli crescono, cercare di sottolineare che il denaro non è tutto.
C’è una vita oltre la paghetta…