Aborto e coscienza
Non è l’Unione Europea, è il Consiglio d’Europa di Strasburgo (47 Stati che hanno firmato un trattato), anzi è un suo organo che si occupa dei “diritti sociali”, un Comitato fatto di 14 esperti, quello che ha parzialmente accolto il reclamo della Cgil relativo alla pratica applicazione delle norme italiane sull’obiezione di coscienza in materia di aborto. Il sindacato lamentava che per l’elevato livello dei medici obiettori, gli ospedali non riuscivano ad assicurare un «servizio d’aborto» adeguato e sufficiente, con pregiudizio per la salute delle donne che volevano abortire; e che la situazione penalizzava il lavoro dei medici non obiettori, discriminati e forzati.
La vicenda contempla un duplice interesse. Quello che galleggia in superficie e cioè le varie difficoltà di ordine lavorativo e quello più importante sul conflitto tra i fautori e i contrari all’aborto. Allora il reclamo non è più verso il “padrone” ma verso i compagni di lavoro che preferiscono far nascere bambini in sala parto, e non farne morire nessuno per aborto.
Se sono questi, per gli ideologi abortisti e per i loro fedeli scudieri nel sistema mediatico, i nemici della salute pubblica e gli scansafatiche che lasciano agli altri i lavori forzati; se pensano che l’equità sindacale chiede di smetterla con l’obiezione, si sbagliano di grosso, in diritto e in fatto.
In diritto, perché questa libertà, vincolata alla coscienza etica da un nodo più forte d’ogni decreto o minaccia, sta nelle fonti primarie dei diritti umani insopprimibili, e nelle Carte alle quali la civiltà umana è approdata.
In fatto, perché la trasformazione bugiarda di un dolore e di una tragedia del mondo delle donne e degli uomini in un “diritto” che chiede una collaborazione di morte è la negazione del diritto stesso come solidarietà umana nel bene.
Il traguardo della salute è la protezione della vita. E per l’efficienza sanitaria abbiamo un daffare infinito, su tutti i fronti. Ma quale rincorsa all’efficienza è preferibile, prioritaria, giusta e umana, nel nostro sistema sanitario: le cure salvavita o la macchina della morte?
(Libera sintesi articolo di Giuseppe Anzani)