Maria, il Modello
Ecco l’immagine della Sacra Famiglia che appare sulla facciata della Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo che ci accompagnerà fino alla Festa dell’Epifania.
Ai nostri tempi rimane molto forte il fascino di una libertà “estrema”: “La vita è mia e me la gestisco io”, sembrano affermare molti; rifiutando ogni tipo di “interferenza”, persino quella di Dio.
Al contrario, duemila anni fa una ragazzina di Nazareth era convinta che il suo “corpo” -la sua persona- doveva affidarsi ad un Altro.
Così ha fatto, con tutte le conseguenze del caso: il Redentore è venuto sulla terra e lei è diventata Regina del Cielo, Madre di tutti e, tra le altre cose, Modello di vita. Proprio quest’ultimo appellativo, però, è stato fortemente stigmatizzato. Da molti, Maria è stata additata a modello di come una donna non dovrebbe essere. Cioè, silente, remissiva,inerme; che si sottomette al suo Dio senza batter ciglio; una macchietta senza volontà; una serva, come ammette Lei stessa…
Come può essere confutata questa critica? Con il Vangelo di oggi. Proviamo a scandagliarlo.
All’inizio della scena, al saluto dell’arcangelo Gabriele, la reazione di Maria é tutt’altro che statica; si turba e si domanda “che senso avesse” quel saluto. L’angelo capisce l’imbarazzo e le risponde di “non temere”. Poi, annuncia: “concepirai un figlio, sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide e il suo regno non avrà fine”…
Maria si convince? Manco per sogno! Lei, aperta alle rivelazioni celesti, è, nello stesso tempo, ben piantata coi piedi per terra: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”.
Gabriele spiega che la causa è un intervento divino. Ma per persuadere quella creatura concreta le fornisce la “prova” della cugina Elisabetta che “nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio… lei, che era detta sterile”. Maria capisce allora che “nulla è impossibile a Dio”. Che l’“Onnipotente, grandi cose ha fatto per me”. Finalmente, si arrende alla volontà divina: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.
Quali considerazioni si possono fare? Maria non è passiva, ma ha dei dubbi, riflette, interroga l’angelo e ascolta le sue risposte. Maria non è amorfa, ma all’inizio ha uno shock da sorpresa e alla fine ha un sussulto estatico.
Maria non è pavida, ma sincera e schietta nel confessare la propria verginità. E questa sarebbe una figura silente, remissiva e inerme? Ancora: Maria decide di affidarsi al Signore compiendo un percorso che va dal timore e dalla perplessità, all’apertura di cuore e all’obbedienza intelligente. In progress.
La ragione, poi, sembra pungolarla anche dopo l’Annunciazione. E’ infatti curioso come Maria – appena “l’angelo si allontanò da lei”- prende armi e bagagli e va “in fretta” da Elisabetta. Voleva forse verificare con i suoi occhi che la cugina, come gli aveva detto l’angelo, aspettasse davvero un bambino? Comunque, Maria non ha nemmeno il tempo di indagare: appena Elisabetta sente il suo saluto, il bambino -il piccolo Giovanni- scalcia dalla felicità. L’angelo ha detto la verità. La ragione è soddisfatta. Così, la ragazzina di Nazareth trova conferma dell’annuncio ricevuto e, con l’anima gioiosa, prorompe nel Magnificat.
Dobbiamo, dunque, fare gli anti-conformisti. Dobbiamo fare i trasgressivi. A costo di essere considerati fuori dal tempo dobbiamo credere che la Mamma del Cielo è, non un modello di vita, ma il modello di vita per il cristiano. E in barba ai detrattori della sua figura, dobbiamo pensare che Ella è l’esempio sommo della fede autentica e pienamente umana.