La via per il Paradiso
Il sogno di mandare tutti in Paradiso è un sogno estremo, che contempla la perpetua indulgenza della comunione con Dio e con tutti i Santi: “Siamo un solo corpo, un solo Spirito” (Efesini 4,4).
Anche con coloro che non vivono più la vita terrena. Un mondo dove la solitudine è vinta. L’isolamento, l’abbandono, la paura, la violenza, la scomunica, il rigetto, ma soprattutto l’indifferenza e la diffidenza sono state sconfitte. Un corpo di solidarietà e di abbraccio dove ogni membro sia unito all’altro con l’unica giuntura dell’amore reciproco. Siccome il Paradiso non è un luogo privato, né tanto meno individuale, un bene esclusivo, né una conquista che si fa solo con le elemosine e i pellegrinaggi, ma uno stato di vita bello, vasto e fatto per accogliere tutti, vuol dire che tanta pazienza ci vorrà per popolarlo, e prima che tutti si possano presentare con la veste bianca. Il segreto, infatti, è proprio questo: che quella veste nessuno potrebbe confezionarsela da solo, perché ognuno la fa per l’altro e non per sè stesso.Il tessuto prezioso di questo concerto è il perdono. L’arte divina di reintegrare, riconciliare, ridare dignità a chi abbia fatto del male. A chi mi abbia fatto male. E se il male spoglia ed umilia, il perdono riveste di nuovo splendore. Non solo chi lo riceve ma prima ancora chi lo dà. E induce a riflettere e ad accorgersi di quanto male noi stessi abbiamo fatto agli altri, magari anche a coloro che amiamo o abbiamo amato. Il perdonare ed il chiedere perdono si celebrano insieme. Ha ragione Papa Francesco quando dice che il dramma dei nostri rapporti umani è proprio questo: “Quando siamo in debito con gli altri pretendiamo la misericordia ed il perdono delle colpe commesse,mentre quando siamo in credito pretendiamo una inflessibile giustizia”. Se la pazienza è una promessa, essa è anche la via del perdono e del Paradiso. Pazienza verso noi stessi, ma soprattutto nei confronti del nostro prossimo quando pecca nei nostri confronti.