La benedizione delle famiglie
Affonda le sue radici nell’eredità del Concilio di Trento la tradizione di benedire le famiglie nel tempo di Quaresima e di Pasqua che, a distanza di quasi cinquecento anni, marca ancora la vita di una parte consistenze delle Parrocchie italiane in queste settimane. Quando era nata, la benedizione annuale dei nuclei familiari rappresentava un momento per consolidare la Comunità. Oggi il Benedizionale la definisce un’«occasione preziosa» che i sacerdoti e i loro collaboratori devono avere «particolarmente a cuore» per «avvicinare e conoscere tutte le famiglie» di un territorio. Certo, «in un contesto multireligioso come il nostro, segnato da sistemi e ritmi di lavoro che costringono alla mobilità svuotando o quasi durante il giorno interi quartieri, questa attività pastorale trova non poche difficoltà, specie nei centri urbani». Eppure, resta come un punto fermo nelle agende parrocchiali: non solo in quelle dei piccoli paesi ma anche delle grandi città. Ecco perché sempre il Benedizionale tiene a precisare che «non si deve fare la benedizione delle case senza la presenza di coloro che vi abitano». Del resto il significato di questa consuetudine può essere compreso dalle parole con cui il sacerdote introduce il rito: «Con la visita del pastore – afferma appena varcato il portone d’ingresso -, è Gesù stesso che entra in questa casa e vi porta la sua gioia e la sua pace». Proprio l’annuncio della «pace» di Cristo è il cuore di questa iniziativa. Non è un caso che la Chiesa inviti i parroci a considerare «uno dei compiti privilegiati della loro azione pastorale la cura di visitare le famiglie», fedeli al mandato del Signore che ai discepoli raccomandava: «In qualunque casa entriate, prima dite “pace” a questa casa». Ed ecco che il primo saluto del sacerdote è oggi: «Pace a questa casa e ai suoi abitanti». I fondamenti si trovano nella Scrittura. Perché il Dio della liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto e della Risurrezione del suo Figlio «passa» nel luogo principale della vita ordinaria, l’abitazione, per sostenere nel cammino quotidiano. Lo sottolineano anche le intenzioni di preghiera in cui si chiede al Signore di riempire la casa della sua «dolce presenza» con «la potenza dello Spirito». Segno concreto è l’aspersione con l’acqua benedetta. Si tratta di un’occasione per fare memoria del Battesimo con il quale il Signore «aggrega la società domestica alla grande famiglia dello Spirito» e per «rinnovare» l’adesione a Cristo, dice il sacerdote mentre compie il rito. Da ricordare che la benedizione annuale è un impulso a rinsaldare i legami con la Parrocchia e a riflettere sul percorso comunitario. Ma vuol essere anche una possibilità per tastare il polso della vita spirituale fra le mura domestiche in modo da individuare le difficoltà e le sfide che una parrocchia è chiamata ad affrontare.