Coriandoli per terra
Un venerdì sera come tanti, una discoteca, frotte di giovani che attendono un «rapper». Poi la bravata criminale di uno di loro, lo spray urticante, la calca selvaggia (un anticipo dell’inferno), i morti. Siamo nella provincia italiana profonda, ma potrebbe essere ovunque. Corinaldo: che strano nome. Anagrammato fa quasi «coriandolo». Un presagio? Sì, i giovani d’oggi somigliano proprio ai coriandoli. Come i coriandoli sono belli, colorati, vivaci. Ma quanto sono leggeri, i coriandoli: lo spiffero di vento se li sballotta qua e là. Si illudono, probabilmente, di essere forti e liberi, in realtà sono fragilissimi, quasi impalpabili, e come tali in balìa delle potenti masse d’aria. Forse sta qui il punto su cui riflettere. «Belli» e «leggeri, i coriandoli vengono usati per far festa. Ma la festa di chi? La festa degli adulti. Del business, degli affari, del denaro. Smettiamo di dire che i giovani d’oggi sono smidollati, viziati e bamboccioni. Sono semplicemente fragilissimi, e come tali vittime del mondo degli adulti. Che, anziché dar loro le vitamine della crescita (relazioni sane, serietà educativa ideali alti, mete
belle e impegnative), li blandisce, li manipola, li usa, li sfrutta per guadagnare. Come agnellini nelle fauci della
bestia del consumo. Come coriandoli nel vento. Una volta c’erano le «feste comandate», oggi c’è lo «sballo comandato». Sei sfigato, se non ti intruppi il sabato sera. Ma l’industria dello sballo organizzato è un’opportunità per i giovani (così viene spacciata) o è un arricchimento per i grandi? Prendiamo le misure di sicurezza nei locali del divertimento: un optional. Per far soldi si stampano biglietti di invito in surplus, e si raddoppia la capienza. L’industria dello stordimento è un ricco piatto per gli adulti. Lo sappiamo tutti che i ragazzi arrivano in discoteca già ubriachi: basta mezzo litro di prosecco a testa, acquistato
al supermercato dell’angolo . Vero è che «dentro» solo la prima consumazione è gratis, e vige il divieto di somministrare alcoolici ai minori: ma qualcuno ci crede?
Frattanto il «rapper» annunciato si farà vivo solo a notte fonda, dopo essersi fatto a manetta i 100 km da Rimini (dove aveva appuntamento in prima serata) ad Ancona. Anche il mercato della droga è in mano agli adulti. E qualche illuminato è pure in vena di proporne la legalizzazione di quelle «leggere» (un’autostrada aperta – e senza casello – verso la dipendenza). E vogliamo dire dell’industria della pornografia? Mercato gestito da adulti, che viaggia in rete e arrostisce i neuroni dei più fragili (appunto i giovani), sporcandone il rapporto col corpo e la capacità di amare veramente. E l’immenso business dei contraccettivi? Comodo (e consigliatissimo) salvacondotto per una sessualità consumistica e usa-e-getta. Che è, tra l’altro, l’ennesimo mercato che tira. Insomma, tutto è business. E i giovani, come fragili e leggeri coriandoli, pagano. Troviamo la forza di dire «no» alla mercificazione e all’abbrutimento dei giovani. Torniamo a proporre loro qualcosa di meglio, di più nobile, di più bello. Anche perché – ahinoi – alla fine, dopo essere stati usati, i coriandoli giacciono stesi a terra. Inerti, passata la festa. Avanzi di una liturgia del banale che qualche volta non lascia dietro di sé solo un po’ di mal di
testa, o solo un dolorino al fegato. Coriandoli che non volano più, pronti per la camionetta della nettezza urbana.
Editoriale de “Il Settimanale della Diocesi” di don Angelo Riva