Cronaca del viaggio del Papa a Dublino
Un ciclone di famiglie hanno beneficamente invaso le vie e i parchi di Dublino per il IX Incontro Mondiale. Tre giorni di Congresso con testimonianze, relazioni, tavoli di confronto per dire che “il Vangelo della famiglia è gioia per il mondo”. Ma non si è trattato di una serie di parole; piuttosto, volti con gli occhi a mandorla, ritmi africani, sorrisi statunitensi (erano il gruppo più numeroso), e anche molti italiani ed europei hanno reso l’Irlanda una vera famiglia. È stato bello osservare bambini e ragazzi che con i loro genitori giocavano piacevolmente insieme con i tanti sacerdoti e vescovi, in questa terra ferita dagli scandali. D’altra parte, qui, l’inverno della secolarizzazione è arrivato prima, trasformando alcune chiese del centro in pub o ristoranti di lusso, altre in musei. Eppure, in questi giorni, le nostalgie dei cattolici irlandesi si sono trasformate in un sogno a occhi aperti. Papa Francesco ha svegliato l’Irlanda! Lo Stadio del Croke Park in poche ore è stato invaso da oltre 40.000 irlandesi (i numeri questa volta sono reali e nascono da posti numerati) riempendo gli spalti di colori, di luci e di festa. Si sono aggiunti alle oltre 20.000 persone provenienti da tutto il mondo. Ogni settore aveva centinaia di giovani irlandesi vestiti di azzurro che vivacizzavano l’atmosfera con danze e canti, mentre i vescovi e i cardinali, sotto un vento sferzante, si sedevano tra le famiglie e i bambini. Si è ripetuto il miracolo della moltiplicazione dei pani. Papa Francesco infatti, dopo i canti e le ricche testimonianze, si è messo a dialogare con le famiglie, “come fossimo sul prato insieme a Gesù”. Con la sua tenerezza ha risollevato gli animi dicendo: “Siete stanchi? Lo sono anch’io”. Non parlava solo di una stanchezza fisica. Dublino infatti era bloccata e migliaia di genitori, per partecipare al Festival delle famiglie, hanno dovuto fare 5 km a piedi con passeggini e carrozzine e bambini al seguito, come un grande pellegrinaggio. Quello che intendeva il Papa era una stanchezza interiore, quella che si avverte quando i problemi economici, le lacerazioni affettive, le situazioni difficili di salute, procurano una sorta di tristezza paralizzante. È lì che il Vangelo illuminando la croce diviene antidoto, cura le ferite e restituisce la gioia. C’era una densa aria di fraternità aldilà delle lingue e dei colori della pelle differenti, negli occhi si leggeva la corrispondenza dell’altro. C’era soprattutto un vero clima di festa. Davvero, come ha detto Papa Francesco al Croke Park, “voi famiglie siete la speranza della Chiesa e del mondo”. Domenica poi, al termine della Messa al Phoenix Park, è stato annunciato che fra tre anni l’Incontro Mondiale si terrà a Roma. Lì, su molte famiglie italiane inzuppate dalla pioggia, nel volto è apparso nuovamente il sole.